Dopo aver incarnato l’eccellenza dell’hardcore italiano in Europa (e dintorni), i Kina, storica punk band nata nel 1982 ad Aosta, conquistano la West coast statunitense. Lo fanno con “Se ho vinto, se ho perso”, documentario sul gruppo realizzato l’anno scorso da Gian Luca Rossi (e sostenuto dalla Film Commission della Valle d’Aosta). Il lavoro del regista aostano si è classificato “miglior documentario internazionale” alla quarta edizione del Los Angeles Punk Film Festival, nella cerimonia andata in streaming alle prime ore di oggi, martedì 1 settembre.
“Se ho vinto, se ho perso”, che alla rassegna a stelle e strisce correva come “I’ve Won I’ve Lost”, è titolo che racchiude una molteplicità di significati. È il quarto album della discografia dei Kina (uscito nel 1989, offrendo al pubblico “Questi anni”, uno dei brani maggiormente noti e rappresentativi degli “Husker from the mountains”, come li chiamavano ad un certo punto in Germania), ma anche del tour che, nel 2019, proprio a supporto del documentario, li ha riportati in attività a 22 anni dallo scioglimento ed a 7 dalla loro ultima occasionale reunion.
Una manciata di date che ha riportato Sergio Milani (batteria e voce), Gianpiero Capra (basso e voce) e Alberto Ventrella (chitarra e voce) in un giro d’Italia iniziato dall’“Espace Populaire” di Aosta e finito a Berlino, dove il “power trio” aostano ha ricevuto la sua “educazione fisica” antagonista, nell’epoca in cui i punk andavano ai cortei con il numero di telefono di un avvocato scritto sull’avambraccio, e raccolto il consenso del pubblico in misura tale da far dire ancora oggi di avere tenuto più concerti da quelle parti che tra Cervino e Monte Bianco.
Un tour che ha tributato il sentimento, ancora vivo, del pubblico dello “CSOA Forte Prenestino” di Roma, o del Festival “Distruggi la bassa” di Gambulaga (Ferrara) nei confronti della band che ha promesso all’opulenta Valle d’Aosta e all’Italia che usciva dalla sbornia anni ‘80 “No son sempre io / Non mi cambierete quel che ho dentro”. Non a caso, il documentario di Rossi guarda alla “quotidianità delle vite ‘ordinarie’ odierne” dei musicisti, alla ricerca delle tracce che rimandano “a quel passato vissuto tanto intensamente, fra concerti, occupazioni ed estenuanti tour in furgone”.
Si vedono quindi Milani fare Kung-fu e passeggiare in montagna, Capra impegnato come fisioterapista e Ventrella che si accinge alla sua attività di liutaio. Una declinazione al presente (anche se non mancano le immagini alla ricerca di luoghi e figure importanti nella storia del gruppo, o suonare nel magazzino di Aosta della ditta “Fumasoli”), che parte da un elemento costante nell’iperbole dei Kina: la consapevolezza, riassunta efficacemente da Gianpiero Capra nel documentario con le parole: “Non abbiamo cambiato la storia della musica, ma abbiamo cambiato la storia delle nostre vite. E ne è valsa la pena”.
Saputo della vittoria al LA Punk Festival, Sergio Milani ha scritto oggi sul suo profilo Facebook: “un ottimo debutto nei festival! Gian Luca ha fatto veramente un gran bel lavoro”. D’altronde, guardandosi attorno, nonostante siano passati trentun anni, come non essere d’accordo con i Kina quando cantano “Quel che è intorno è una sconfitta per tutti / No, non sono io il fallito / Voi tutti avete perso un po’ di vita / Voi tutti meno umani”.