La notizia è arrivata quando Alessandro Stevanon era già atterrato all’aeroporto di Torino: «Risali su un aereo, torna a Bari. Hai vinto». Una notte di sonno ad Aosta, quindi il nuovo viaggio: questa volta con il cuore più leggero, perché il regista aostano tornava all’International film festival per essere celebrato.
Il suo «America» ha vinto il premio intitolato a Michelangelo Antonioni, quello dedicato al miglior cortometraggio tra le anteprime in concorso: è infatti in Puglia che Stevanon ha scelto di proiettare per la prima volta in Italia il film che ha come protagonista Giuseppe Bertuna, meglio conosciuto come «Pino America». E lì, alla prima nazionale, la giuria non ha esitato: Stevanon si è visto assegnare il titolo da una giuria capitanata da Nicola Giuliano, produttore de «La grande bellezza».
L’entusiasmo del regista, all’indomani della vittoria, è trasparente. «E’ qualcosa - spiega Alessandro - che non avevo assolutamente messo in conto. Ero tornato a casa contento per com’era andata, per l’esperienza vissuta e per le reazioni dopo la proiezione..., ma non mi aspettavo davvero la vittoria. Era eccezionale già solo essere in gara: il festival di Bari è giovane, ma si è ritagliato uno spazio di primo piano, ci si incontrano tanti protagonisti del cinema italiano.
Paolo Sorrentino ha tenuto una lezione di cinema al teatro Petruzzelli, Sergio Castellitto è stato premiato per il suo percorso artistico subito dopo di me. Ricevere quindi i complimenti di una giuria di qualità è un grande risultato, e fa ben sperare per il futuro».
Il festival, alla quinta edizione, è cresciuto rapidamente grazie all’impegno diretto della Regione Puglia e del presidente della rassegna, il regista Ettore Scola. I giudici hanno scelto di premiare il lavoro di Stevanon «Per la capacità di aver presentato un personaggio irresistibile - si legge nella motivazione - con uno stile costantemente in equilibrio fra l’approccio documentaristico proprio dello spaccato della vita reale e quello della finzione pura, grazie all’eleganza della confezione stilistica e soprattutto alla capacità di raccontare nel tempo ridotto del cortometraggio l’intera vicenda di un essere umano».
Non un personaggio locale, quindi, ma un simbolo capace di adattarsi a un racconto che vuole avere un respiro più ampio e completo. Al ringraziamento alla troupe e alla Film Commission valdostana (che ha sostenuto il progetto), Alessandro Stevanon ha voluto aggiungere una dedica alla sua compagna, che aspetta di veder nascere il loro secondo figlio.