Paolo, incorreggibile pasticcione, è riuscito a sposare Margherita e adesso aspettano un bambino per Natale. Festività che contano di trascorrere in famiglia e in un castello blasonato alle pendici del Monte Rosa.
Mentre Paolo si attarda lungo la strada, rallentato da una commissione e da uno slittamento, Margherita lo precede a destinazione con i genitori, Giorgio e Clara, e Alberto, superiore di Giorgio, scampato alla malattia e deciso a cedere le redini dell'azienda al leale e affidabile sottoposto. In attesa della promozione ufficiale, Giorgio chiede al genero, sopraggiunto con danno e ritardo, di non compromettere la sua carriera. Le raccomandazioni non saranno però sufficienti a contenere la sventatezza di Paolo, che guasterà il tacchino della Vigilia, fredderà suo malgrado una cocorita, annuncerà il decesso di un vivo, incendierà il castello dopo averlo allagato. Tra gravidanze, rivelazioni, promesse, dipartite, nascite, rinascite e poi suocere brille, mogli isteriche, camerieri indolenti, suoceri ostili, Paolo passerà davvero il peggior Natale della sua vita.
Garantite l'animosità dei suoceri, a cui si aggiunge l'insofferenza bionda di Laura Chiatti, la goffaggine del protagonista, l'isterismo della consorte, la spalla comica (e questa volta nordica), Il peggior Natale della mia vita offre tuttavia allo spettatore fedele una minima variazione rispetto all'intreccio del prototipo. E allora il Natale soppianta le nozze, Anna Bonaiuto la suocera di Monica Guerritore, il meneghino di Diego Abatantuono la parola farfugliata di Alessandro Siani, la noncuranza di Laura Chiatti la 'partecipazione' di Chiara Francini, il 'cinegetico' sfondo alpino l'atmosfera milanese-lombarda. A mantenere il punto e il ruolo sono invece il bonario Fabio De Luigi e la pregnante (nel senso di gravida) Cristiana Capotondi, sempre a loro agio nella happy familye dentro un cinema roseo e spensierato che non supera mai la zona di comfort del luogo comune.
Se l'effetto saturazione è dietro l'angolo, divertimento e respiro arrivano dai comprimari Ale e Franz, necrofori di silenzi lunghi e battute secche, che inchiodano i personaggi al loro ruolo e definiscono con sofisticato humor l'ossessione del trapasso. Visagisti del caro estinto, Ale e Franz gettano una lunga ombra nera su un Natale che più bianco (e mamma) non si può.